Collezione Prêt-à-porter
“Incantato dall’idea dell’inverno, mi sono lasciato conquistare da immagini e storie di alta quota, di sfide, di vette e ghiacciai. Con l’intenzione di riportare alle casistiche da città certe fogge e soluzioni, certi segni di energia ed immediatezza tipici del vestire delle realtà dal clima aspro. Così, ho avvicinato idealmente luoghi lontani sulla carta geografica d’Europa. Pensando ai Pirenei, ho disegnato grandi cappotti trapuntati all’esterno, o paltò in pelliccia ruvida, né nappata né doppiata, tinta in kaki o in verde scuro. Immaginando un viaggio nelle Alpi, ho abbinato la giacca rilassata e chic di panno cotto – bianca o nera, da portare con la sciarpa candida – al pantalone, che è preciso oppure, all’opposto, risulta enfatizzato, anche per la pratica capienza delle tasche. Mentre i pullover sembrano tricottati a mano, oppure sono ricamati, fatti in una lana-stuoia dall’aspetto vissuto, aderenti sotto le giacche e i cappotti, o invece abbondanti e diritti come gli ski-sweaters di un tempo…
Il risultato è una collezione sensata ed equilibrata, che lascia trasparire con immediatezza le ragioni per cui il guardaroba maschile è fatto di certi capi e di necessità precise. Prima tra tutte quella di declinare anche le tipologie più classiche del vestire urbano con la scioltezza di uno spirito sportivo. Un’intenzione di facilità che ho applicato, per esempio, al chesterfield, destrutturandolo senza per questo annullarne l’àplomb, riscaldandolo con l’interno di visone rasato a prova di grande gelo…
Questa ricerca di morbida disinvoltura mi ha portato a rileggere certi rapporti, ad evitare assonanze scontate tra abito e corpo. Se il capo è sportivo, non è detto che debba essere aderente: al contrario, può acquistare volume e dimensione, come il caban di nylon imbottito da pieno inverno, che conserva la struttura squadrata del montgomery, anche se è tagliato sopra la coscia. Mentre la giacca e il completo formali – in tessuti decisamente maschili: flanelle, gessati, lane spinate e diagonali – sono accostati alla figura e la segnano con agilità perché hanno le spalle piccole e insellate, le forme carenate sul torace, la vita assottigliata. Rivelando interventi ed accortezze di puro sapore sartoriale…
C’è una volontà di solidità e di pacatezza che si mostra anche nei colori: oltre al bianco – che ritengo una tinta ricercata – e al nero, il greggio, il verde pino, l’antracite, con colpi e guizzi squillanti di turchese o rosso lacca che ricordano le decorazioni degli alpenstock. Sono solide, se pur di linea affusolata, anche le scarpe, con la suola alta e corposa ma non grossolana, in cuoio e microfibra, per dare stabilità e isolare dal freddo…
Ed è sensato ed equilibrato anche lo spirito del vestire da sera. Perfetto perché elementare: un cardigan nero in cachemire, sciolto e ipermorbido, sopra il gilet di piquet e la camicia immacolata…”
Gianfranco Ferré