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“Il comfort come educazione della mente. Un comfort elementare per proporzioni e per materia: il jersey povero – la felpa – utilizzato nei veri capi spalla, cappotti, giacche, pantaloni. Le mischie di filati nobili, seta e cashmere, seta e camelhair, che danno un aspetto scattante e insieme morbido. L’interlock di alpaca per la maglieria, piatta ed elastica. E, sotteso a ogni capo, costante, un senso di pulizia e una semplicità che non ne occultano la prestanza e lo slancio: perchè ho delineato una chiave modernista del vestire tradizionale senza costrizioni e, direi, senza premeditazioni. Tutti i colori si mescolano, tutte le forme sono previste e compatibili, ma l’immagine risulta forte. Compatta.”

(da una conversazione con Gianfranco Ferré del 7.1.1986)

Design. Ritornano la spalla tonda, la vita segnata dai tessuti gonfi ed elastici, il blusotto – per chi vuole un over corto e caldo – e il paltò aderente, stretto, lungo che equivale al cappotto classico di ieri – per chi preferisce un capo lungo. Grande varietà di forme nella maglieria: niki, polo, gilet, cardigan, sweater a collo alto.

Dettaglio. I bottoni sono nascosti. La toppa, caratteristica del tricot Ferrè, è talmente voluminosa da coprire l’intera spalla. La cravatta è a disegni complessi e soffusi, tono su tono: grandi bandiere che sventolano su uno sfondo a puntini. Virgole cashmere l’una sull’altra, per un gioco di macro-strutture e di gigantismi. Fondi operati, ottenuti con una sovrastampa a pigmenti.

Evoluzione. Il jersey trattato a tessuto per cappotti dalla consistenza nuova. Il panno gommato all’esterno e craquelée, forte e resistente come un montone. La lana ristrutturata, che mescola al pelo un filo sottile per ottenere una trama flessibile. La camicia e i pantaloni di peso uguale e di uguale tessuto, per sottolineare il gusto della divisa. Il camoscio o il cuoio a concia vegetale dall’aspetto lucido, quasi fosse già stato usato, che si schiarisce lungo le cuciture.

Perfezionismi. La giacca di velluto, il gilet a doppio petto con il rever rialzato che rende di fatto invisibile la camicia; la giacca di velluto mosto con i pantaloni di velluto nero; il blazer di vicuna con i pantaloni smoking e il pullover a collo alto. Uguali eleganze per la notte: la vestaglia in doppia vyella, l’accappatoio foderato di spugna, il pigiama e la vestaglia coordinati. Ma anche i pantaloni del pigiama e la niki di felpa, o di alpaca, come pratica tenuta da casa.

Rilassatezze. I colori mescolati con quella noncuranza che è indizio di una cura raffinata: dagli ocra al cammello, dai blu ai neri, l’intera gamma dei neutri e dei freddissimi. Uniti, sovrapposti, articolati l’uno sull’altro, compresa la palette dei rossi fino a un’intensa sfumatura vino.

Tessuti: Bocchese – Boggio Casero – Braghenti – Calvino Carpini – Dondi Jersey – Fila – Fintes – Hausammann e Moos – Its Artea – Larusmiani – Lessona – Limonta – Loro Piana – Ormezzano – Rivertex – Torello Viera – Whiteley e Green

Filati: Cardintex – Lanificio dell’Olivo – Lineapiù – Ricignolo -Zegna Baruffa –

Foto: Bob Krieger