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SOTTO UN’ALTRA LUCE: GIOIELLO E ORNAMENTI. GIANFRANCO FERRE’
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Edizioni Skira, 2017
a cura di Rita Airaghi
I perché
Il volume si propone di offrire la visione di un aspetto specifico della creatività e della progettualità di Gianfranco Ferré – quello che riguarda l’oggetto-gioiello – con l’intento chiaro e fermo di sottolineare come a esso lo stilista abbia riservato sempre un’attenzione speciale, in termini di ricerca applicata sia alla forma sia alla materia e in termini di ispirazione, con risultati quasi sempre innovativi e sorprendenti.
Questo libro è anche un doveroso tributo all’inizio del percorso di Ferré, che esattamente negli ornamenti, nei bijoux e negli accessori ha la sua prima tappa. Una partenza motivata più dalla curiosità che da una convinzione già consolidata, più dal gusto di manipolare la materia che non dalla determinazione di divenire stilista, raggiunta solo diversi anni più tardi.
In ciò si manifesta la fedeltà di una passione e di un interesse che si esprime sulla base di due postulati, uno metodologico e uno estetico-stilistico. Il primo: come l’abito, il gioiello è terreno sconfinato di confronto con la materia – in tutte le sue innumerevoli identità – e di innovazione, di tentativi e di progressi nella sua elaborazione, che fanno pensare al metodo sperimentale affermato da Galilei. Il secondo: come l’abito, il gioiello veste e decora il corpo, ne sottolinea i punti chiave, esercita la funzione di raccordo tra il primo e il secondo, è legato alla fisicità della figura umana, quasi ne facesse parte.
Un amore, quello di Ferré per il gioiello-ornamento, mai confinato in secondo piano. L’ornamento entra subito in simbiosi con l’abbigliamento, l’uno pare non poter fare a meno dell’altro, in un intreccio impossibile da sciogliere in termini di progettazione e ispirazione, sperimentazione e fascinazione.
Rita Airaghi
Fondazione Gianfranco Ferré
LA CAMICIA BIANCA SECONDO ME. GIANFRANCO FERRE’
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Edizioni Skira, 2014
a cura di Rita Airaghi
I perchè di una mostra. I perchè di un progetto
La decisione congiunta, frutto di un’ottima e significativa intesa tra Fondazione Museo del Tessuto di Prato e la Fondazione Gianfranco Ferré, di dedicare una mostra al tema della camicia bianca dello stilista è senza dubbio un tributo ad un grande protagonista dell’eleganza contemporanea ed è un’iniziativa che si inserisce nell’ambito di un programma pluriennale di interventi culturali sul tema della moda contemporanea pevisti dal Museo. Trattare di moda per il Museo del Tessuto significa uscire dalla sfera specialistica della materia tessile ed aprirsi all’attenzione di un pubblico più vasto, considerare il tessuto attraverso l’abito, che alla materia dà significato e forma compiuta, e valorizzare una secolare tradizione manifatturiera attraverso uno dei fenomeni sociali ed economici più incisivi del nostro tempo.
Ma l’attenzione che le due Fondazioni riservano alla mostra supera l’identificazione della camicia bianca come protagonista della mostra stessa. L’intento più autentico, più profondo è quello di raccontare una visione complessiva, una filosofia, un mondo in cui la camicia bianca si può forse considerare la punta di un iceberg dentro il quale sta il credo estetico di Gianfranco Ferré: affascinante, avvincente, ricchissimo.
Ripercorrere l’avventura di Gianfranco Ferré significa mantenerla viva, renderla accessbile, farla comprendere ed amare. Pensando a tutti, anche ai non addetti ai lavori, ai giovani in primo luogo. Come la ama chi l’ha condivisa e ha scoperto l’universo poderoso di Gianfranco Ferré, ricco di stimoli, suggestioni e riferimenti stratificatisi nel tempo, grazie alla sua infinita curiosità che lo ha portato ad esplorare un mondo intero: fatto di letture, di viaggi – anche solo immaginari -, di studi approfonditi sulla storia dell’eleganza, di amore per le arti, di fascinazione per culture ed orizzonti di vita differenti e lontani dai nostri. Una somma di suggestioni che si articola in un panorama più che eterogeneo, governato però dal rispetto ferreo per il metodo e per il rigore del progetto.
Rendere omaggio a Gianfranco Ferré vuol dire quindi mostrare come il genio creativo possa trovare la sua espressione più alta attraverso il rigore progettuale; significa rendere omaggio alla cultura del lavoro e dell’artigianalità di eccellenza, al saper fare. Vuol dire inoltre offrire alle aziende del territorio, e non solo, un’occasione di crescita, ed alle giovani generazioni di creativi e designer un’occasione irripetibile di formarsi ascoltando la voce diretta di un grande della moda italiana.
La mostra si colloca anche nella percezione che Gianfranco Ferré ha sempre avuto della sua attività sentita e vissuta come qualcosa da condividere, da spiegare agli altri, da non tenere mai chiusa in una torre d’avorio.
Per facilitare la trasmissione di competenze e valori, quale contenitore migliore di un Museo, nel quale far rivivere esperienze in grado di sviluppare il desiderio di conoscenza e la creatività delle persone?
Sono parte integrante di questo nostro progetto i contributi che nel catalogo forniscono una lettura della mostra, ma anche di un intero orizzonte creativo. Sono testimonianze, considerazioni e pensieri di chi ha percorso con Ferré lunghi tratti di strada, di chi ha collaborato con lui, o di chi ha colto e saputo illustrare al meglio il suo mondo.
Agli autori di questi “racconti d’autore” su Gianfranco Ferré e le sue camicie va la nostra riconoscenza, il nostro grazie.
Grazie dunque a:
- – Quirino Conti. Maestro di una forma a tutto campo di conoscenza e di cultura, unico nel dipingere con la parola il mondo della bellezza, dell’arte, del costume, della moda.
- – Margherita Palli. Scenografa teatrale, colta, sensibile e raffinata, autrice, insieme allo stesso Ferré, dei paesaggi incantati in cui lo stilista ha raffigurato il suo immaginario nella mostra “Altre Emozioni”, ospitata a Palazzo Pitti nel giugno del 2000.
- – Anna Maria Castro. Docente, ricercatrice, esperta e studiosa di moda e di storia del costume, voce tra le più capaci nel narrare le dinamiche della progettualità applicata all’eleganza.
- – Franco Raggi. Architetto, amico di sempre e compagno di studi di Gianfranco Ferré, artefice di tutti i progetti degli spazi che hanno ospitato l’operare dello stilista, dalla sede storica di Via Pontaccio a quella della Fondazione Ferré.
- – Daniela Puppa. Architetto, docente, compagna di studi ed amica di Gianfranco Ferré, per lunghi anni sua preziosissima collaboratrice nel nome di un comune interesse per la cultura del progetto e del design.
Filippo Guarini, Direttore Fondazione Museo del Tessuto
Rita Airaghi, Direttore Fondazione Gianfranco Ferré
GIANFRANCO FERRE’. DISEGNI
Edizioni Skira, 2010
a cura di Rita Airaghi
Perché un volume sui disegni
Dagli appunti di Gianfranco Ferré: “Disegnare, per me, significa gettare sulla carta un’idea spontanea per poter poi analizzare, controllare, verificare, pulire, riducendo gli elementi di base a linee sintetiche e precise, innestate su diagonali e parallele e racchiuse dentro forme e figure geometriche … da stilista e architetto concepisco la moda come design”. E dalla formazione di architetto Gianfranco Ferré trae il suo metodo, che proprio nel disegno ha il suo fulcro, il suo momento fondante, il suo modo di dare una forma alle idee, concretezza a un’intuizione, “fermare le impressioni e dar loro un abbozzo di consistenza”: il disegno quindi come “necessità e passione insieme, punto d’arrivo nella dimensione della realtà e insieme punto di partenza per un progetto”. Il libro dei disegni di Ferré vuole dunque ricostruire un percorso intellettuale, l’evoluzione di un mondo interiore di ricerca, di lettura, di sintesi culturale e stilistica, che resti come testimonianza e spunto di riflessione: disegno come espressione di libertà e rigore, di creatività e metodo, ma allo stesso tempo strumento di lavoro, esercizio quotidiano, habitus mentale, approccio concreto. Soprattutto, metodo di lavoro. Se, infatti, per Ferré creare un abito significa attuare un processo di costruzione formale attraverso l’elaborazione di semplici forme geometriche in strutture complesse e sviluppate nella tridimensionalità, il primo, necessario, passaggio nel processo di elaborazione è la “definizione” delle forme stesse attraverso un bozzetto. La sua incessante capacità inventiva diventa segno, nelle incredibili silhouette che evocano con pochi tratti decisi a pennarello una figura dinamica, spesso fissata da tracce di matita, da bagliori di luci e d’oro resi anche con la carta stagnola o con uno spolverio di brillantini, o che creano abiti come macchie di colore, come intrecci calligrafici, esplosione di linee, o sintesi di un dettaglio di incredibile resa materica. Colpisce proprio questa peculiarità di Ferré: anche in un’immagine di sintesi si evidenzia sempre la precisione del dettaglio. Tutto il suo universo si condensa dunque in uno schizzo veloce, tracciato per lo più a matita: pochi tratti, precisi e sintetici, una silhouette fissata nei suoi punti essenziali – le spalle, la vita, le gambe – che si allungano sul foglio. Sono solo poche linee, ma è già una figura. L’altra peculiarità di Ferré è la capacità di sintesi. Non un abito immobile sulla gruccia ma vivo, con l’animazione che danno il passo e il movimento. Poche linee che in una fase immediatamente successiva si sviluppano secondo i principi della geometria in un disegno tecnico, nel quale le forme e i particolari dell’abito vengono ridotti e analizzati in termini elementari, le misure e le proporzioni assumono contorni definiti, perché tutto possa essere letto e compreso. Anche da chi, con la moda, ha poca o nessuna confidenza, ma sa apprezzare l’arte del tratto e l’inesauribile capacità creativa di una mente.
Rita Airaghi
Direttore della Fondazione Gianfranco Ferré
GIANFRANCO FERRE’. LEZIONI DI MODA
Edizioni MarsilioMODE e Fondazione Pitti Discovery
a cura di Maria Luisa Frisa
Il libro Lezioni di moda raccoglie le lecture tenute da Gianfranco Ferré in un arco di tempo che va dal 1994 fino al 2007. L’ultima è il 14 giugno 2007, pochi giorni prima della sua scomparsa.
I testi sono stati raccolti da Rita Airaghi, direttore della Fondazione Gianfranco Ferré, che sta dando ordine, forma e visibilità a un archivio straordinario per la storia della moda italiana.
Il luogo di queste conferenze è il mondo: si svolgono infatti da Londra a Tokyo, da Milano a Istanbul, passando per Shangai, oppure Torino o Firenze. Il pubblico è sempre diverso: formato dagli studenti del Politecnico di Milano o della Central Saint Martin’s di Londra, oppure dal gotha della moda, come in occasione di quella tenuta a Istanbul per una delle Luxury Conference coordinate da Suzy Menkes per l’International Herald Tribune.
Lezioni di moda contiene oltre ai testi, anche le immagini che Gianfranco Ferré faceva proiettare per dare realtà alle sue parole. In questi testi l’architetto della moda, per usare l’etichetta che più spesso è stata usata dalla stampa di tutto il mondo per definirlo, racconta con intelligenza e generosità le sue pratiche creative: in quanto architetto, sa bene cosa vuol dire dare forma a un’idea, a un’intuizione, tracciare uno schizzo sulla carta e trasformarlo in quel disegno tecnico che è poi il cartamodello dal quale nasce l’abito.