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Collezioni —Uomo / Prêt-à-Porter

Primavera / Estate — 1988

Cartella Stampa

“Ho seguito le mie sensazioni. Un filo segreto che unisce un’emozione all’altra e ha la logica del gusto, più che della ragione. Così affiorano, in questa collezione, sentimenti in qualche modo affini: il morbido, il nitido, una freschezza che è interiore prima di essere esteriore. Una lievità che si traduce a volte nella forma, a volte nel tessuto… Restano fermi i valori classici dell’abbigliamento maschile come punti indiscutibili di un’educazione, ma senza schemi e categorie. Perché i modi di vestire sono tanti e alla mia libertà di creatore corrisponde la libertà del gesto…”

(conversando con Gianfranco Ferré, il 30 giugno 1987)

Le certezze della “sartorialità”, anche nel vestito leggero senza peso, nello spolverino di gabardine, nell’impermeabile di crêpe. Della camicia bianca, rosa, azzurra sul neutro dei pantaloni e delle giacche.

La praticità dei tessuti aerati. Delle giacche reversibili, dove l’interno più attrezzato equivale all’esterno più tradizionale. Delle giacche destrutturate sino ad essere svuotate nelle spalle. Della sahariana all’inglese, ma rielaborata e alleggerita.

La determinazione del coloniale in tutte le sue sfumature, fino a diventare un’astrazione, un non-colore. Dei tocchi forti come il rosso vivo e il blu royal. Della giacca di popeline fil-à-fil rosa sul beige. Del cotone e del lino puri, che rifiutano mischie e materiali avveniristici.

L’indipendenza del gusto, che protegge dall’uniformità della moda. E si manifesta scegliendo il comfort di scarpe morbide dalla pelle opaca oppure la classicità di quelle ultralucide e ultracostruite. La cintura di foca e di camoscio molle. Le cravatte a disegni tra cashmere e liberty, ma dai toni velati. Rifinite come tradizione comanda: senza fodera e con il sistema delle sette pieghe.