Collezioni —Uomo / Accessori
Primavera / Estate — 2001
Cartella Stampa
Collezione Prêt-à-porter
“Come sempre, quando comincio a studiare la collezione mi confronto con un’esigenza: dare una ragione sempre più forte alle scelte del design e focalizzare il valore del prodotto, soprattutto nella dimensione dell’uomo dove si colgono movimenti e cambiamenti importanti. A partire da un modo nuovo di essere e di porsi agli altri che tiene conto di una raggiunta consapevolezza del corpo non solo come dato naturale ma anche come certezza mentale e come scelta culturale. Da qui nasce un desiderio sottile di unicità e individualità. Di trasgressione intesa come rilettura fuori da ogni standard di ciò che è trascorso e normale, che ha un senso e una prospettiva d’uso ben precisi. Un desiderio che è anche snobismo e narcisismo, espressioni che appartengono profondamente all’uomo e che, a parer mio, si traducono ora in un abbigliamento che ha superato i vincoli della stagionalità per rispondere al bisogno basilare di proteggere dal caldo o dal freddo, ai comportamenti mutati, a una ricerca sempre più accentuata di leggerezza…”
Gianfranco Ferré
Impressioni di un viaggio intorno a un guardaroba. Note, appunti….
La corposità e la leggerezza dello spolverino estivo in tweed di lino, da portare con il pantalone bianco e con quello sdrucito che può essere di due stagioni fa. Dei vestiti grigi extralight: duecento grammi di peso, quasi un foulard, nervosi e scattanti, sostenuti da interni in pelo di cammello invece delle solite spalline La sensualità della giacca più accostata al corpo, con le spalle arrotondate. Di uno city sportswear nei tessuti a disegni drapperia o in struzzo doppiati in finissima nappa – La nuova in-consistenza delle camicie di bisso candide e impalpabili, quasi trasparenti, dei lini areati, degli Oxford dilatati e alleggeriti da mescolare alle grisaglie – La piacevolezza del cardigan di lino e cachemire da portare sulla camicia, della giacca da lavoro saggiamente abbinata a camicia e cravatta, di quella sportiva e attrezzata ma finita a mano, del pantalone molle quasi fosse usato – La presenza determinante della camicia bianca, di quella rigata “a zone”, di quella in tela grezza ricamata – Gli eccessi delle vestaglie da boxeur anni ’20, foderate di spugna, colorate e decorate, o del pitone e dell’anaconda in toni virili e squillanti – I segni di una fuga verso paesi lontani, verso l’Oriente: le giacche di organza doppia quasi senza colletto, oppure da mandarino, ricamate e indossate sui pantaloni blu a sostituire lo spencer. Sempre blu, in triplo satin, il pantalone da portare invece a torso nudo e con la cintura di corda. Il jeans in seta dalla larghezza rubata al chimono – La solidità delle scarpe studiate per dare elasticità al passo e derivate da una ricerca sulle calzature giapponesi, con le dita segnate e la suola asimmetrica – La raffinatezza straordinaria degli accessori, in vitello lucidissimo doppiato con il cuoio grosso – Il dandismo estremo di scarpe, pantofole, cinture in galuchat o in velluto…
… una ricerca personale, istintiva, per costruire, pezzo dopo pezzo, una silhouette non precostituita.