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Collezioni —Uomo / Accessori

Autunno / Inverno — 2001

Cartella Stampa

Collezione Prêt-à-porter

“Le uniformi sono lo sportswear del ventesimo secolo”.

Diana Vreeland

“Stiamo anche molto bene con la nostra uniforme e questo ci separa dalla disgrazia di quella gente che va in giro con i propri vestiti”.

Robert Walser, “Jakob von Gunten”

“Mi sono sempre piaciuti gli uomini in divisa e a te sta che è un incanto”.

Mae West

“Rappel à l’ordre: bisogno profondo, istintivo di regola, di disciplina. Di creare una propria uniforme sentendo fortissimi il richiamo e la memoria della divisa. Essenziale e ricercata, austera e sontuosa, chiamata per vocazione a esprimere potenza e vigore anche fisico. Divise imperiali, divise formali: Federico il Grande e l’Armata Rossa, Stalin e i Dragoni della regina Vittoria. Questo desiderio di tradizione mi ha portato a puntualizzare forma e costruzione della giacca intesa in chiave sportiva, connotata da tagli incisivi e da nuove pinces inclinate sulle spalle e sul collo, che imprimono carenature più marcate. Un tocco impeccabile, che ho voluto mediare sottolineando l’approccio attuale al vestire maschile, mai programmato, mai precostituito, sempre fortemente individuale. Spezzando la severità con la ribellione di certi accostamenti, come lo smoking con il parka lucente a stampa mimetica, foderato di pelliccia.

Ho individuato, per accentuare la virilità e la serietà dei capi, una gamma precisa e raffinata di tessuti d’alta qualità e di colori maschili. Miscele dense e classiche di verdi foresta, grigi, blu, ma anche toni d’autunno potenti e aranciati, cammelli chiari e pastosi, il nero, burgundy e blu dei cappotti da sera lunghi e corti, scanditi da camicie, candide oppure colorate in un effetto tono su tono. Materie che conferiscono prestanza anche ai capi meno formali: cover garzato all’interno, alpache pressate, flanella di cachemire. Perfino astrakan selvaggio per i cappotti a vestaglia.

Nella sartorialità rigorosa ho trovato logiche e risorse che danno un senso straordinario allo stile. Come nei capi doppiati in pelliccia, utilizzando visoni d’epoca, rasati in modo inconsueto per gli interni caldi e mascolini. Nel piccolo cappotto di cover color pietra, un po’ gendarme, un po’ dandy, perfetto perché asciugato, stilizzato, alleggerito di ogni particolare superfluo. Nella marsina da cadetto ravvicinata al corpo e percorsa da una rete fittissima di impunture da interno, che diventano visibili e decorative.

In una ricca, sontuosa definizione dei dettagli ho concentrato fantasia, passione alchemica, gusto per i viaggi incantati. Rimescolando latitudini, sovvertendo climi, inventando una virtuale, magica fauna artica. Per il giubbotto da aviatore, opossum australiano schiarito che ricorda la volpe dell’Ontario; anaconda bianco e grigio, giuntato e grattato fino a scolorirsi nei toni del ghiaccio e della pietra: zampe di struzzo assemblate a patchwork che richiamano le squame dei pesci mentre guizzano nelle gelide acque del mare di Barents; coccodrillo smerigliato e spazzolato perché sia prodigiosamente morbido. Con un tocco snob, la cravatta diventa immacolata come la camicia, le scarpe uniscono il velluto alla gomma, le cinture il velluto colorato al cuoio”.

Gianfranco Ferré