Collezioni —Donna / Prêt-à-Porter
Autunno / Inverno — 1991
Cartella Stampa
“Humor all’inglese … Con quel divino tocco di eccentricità del maschile rovesciato al femminile, delle regole così esasperate da diventare eccezione, dello spirito d’avventura che mantiene il senso interiore della forma … Un vestire molto urbano. civilizzato e nello stesso tempo ironico, che gioca sulle contrapposizioni e sui rimandi. Perché disegnare una collezione per me significa anche attingere a un patrimonio costante di forme e consolidare le classiche voci Ferré: camicia bianca, redingote nera, ascot di picché bianco o di castoro rosso … Ma immerse ogni volta in un sogno diverso …”
Gianfranco Ferré
Il nitore della forma. Tonda, naturalmente sostenuta, o vicina al corpo. Con qualche accenno di silhouette lunga.
Lo strato compatto del colore: rosso e nero con tocchi di bianco. Il rosso Ferré che si mescola, si diluisce, diventa un rosa quasi fluorescente.
Il languore di abiti nati maschili. La giacca a smoking sagomata dai drappeggi invece che dalle pinces. La giacca lunga tipo marsina. Il mantello ispirato al Mackintosh da caccia, ma di gros color fuoco. Il paltò alla caviglia di cuoio scuro come un buon vino, dalla foggia da aviatore che sarebbe piaciuta ad Amelia Erhart, indossato sulla camicia di georgette. L’anorak di pelle immacolata, quasi da sci, imbottito di struzzo o stampato a piume bianche e nere.
Il senso di un calore lussuoso. Cappotto a vestaglia in orsetto di alpaca, doppiato di raso e profilato da uno spruzzo di pelliccia interna. L’argentina gigante. sempre di alpaca. Il pullover con i bordi di marabù da portare con i jeans di moiré grigio. La tuta nera con il colletto dalle dimensioni enfatiche.
La trasformazione di tessuti e disegni attraverso una magica lente di ingrandimento che esaspera e dilata: come gli overcheck dei cappotti da uomo appoggiati su una rete di ciniglia che crea effetto chevron.
La miscela alchemica di materiali e sfumature, di fogge e forme, per un bal masqué carico di misteriose allusioni. Ruche come creste, penne di fagiano per le maniche di un abito a pois quasi impercettibili. Lo scialle di nylon plissettato che sulla T-shirt si trasforma nella ruche di un animale da favola. Il point d’eprit come un soave maculato, le piume di tulle sul vestito grigio. Simili a fagianelle e tortore di una voliera fantastica.