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Collezioni —Donna / Prêt-à-Porter

Autunno / Inverno — 1990

Cartella Stampa

“Memorie di libri, ricordi di viaggi, favole, racconti fantastici … Il drago d’Oriente che divora la voluta barocca. .. Le terre del Sol Levante e la Cina viste da un osservatorio europeo, guardate attraverso i vetri di una lanterna magica … Ho mescolato sentimenti, immagini, cultura per arrivare a questa morbidezza orientale, a questa sintesi felice tra elementarità e opulenza. Che sboccia come una fioritura rigogliosa … “

Gianfranco Ferré

Il segno. Figura compatta, silhouette sottile dalle gonne piccole che si arrestano sopra il ginocchio e dai pantaloni svelti che si fermano alla caviglia. Enfasi dei volumi sul busto e alle spalle, ottenuti con il manicotto o il cappuccio gigante, il bavero rialzato a corona, le proporzioni dilatate del montgomery o del giubbotto. Una “ricchezza lussuosamente spoglia” – come la definiva Mallet – Stevens – caratterizza cappotti, trench, montgomery, chimoni dalla forma lineare e dal tessuto ricchissimo, rielaborato fino a ottenere una nuova specie, esclusiva e personale: doppio broccato di lana, due laminati sovrapposti, pizzi laminati accostati per conquistare una corposità che supera il concetto stesso di disegno ed acquista magica luminosità.

La materia. Un senso di pienezza, di movimento. Una plasticità intrinseca anima il grigio: stampato sulla flanella come galuchat, rivestito con il soutage, tramutato di nuovo in una imprevedibile flanella trapungendo la georgette bianca e nera. Il tricot di lambswool, spolverato da una gommatura leggera, mostra una sostanza ricca e lucida. Un tocco di tenerezza, di abbandono soffice addolciscono il beige: mosso, lavorato, cremoso. Ottenuto fondendo in un unico capo montone spagnolo e bouclé. Unendo pelouche piatto, tipico dei capi sportivi, al rat marezzato e cangiante.

La metrica. Tipica del gioco della contrapposizione, sottolinea la scelta dei colori, densi o arditi. Il blu e i verdi gemmati delle lacche cinesi accompagnano forme ampie e morbide (il cappotto con il colletto – scialle di cashmere doppio, avvolgente come un mantello; la canadienne di duchesse sui pantaloni di flanella grigi). Magici broccati doppiati e trapuntati donano uno sfolgorante splendore al trench, al montgomery, al chimono: Sfumature piene si fondono come un minerale prezioso nelle materie nobili: drap di cashmere, pitone, satin, duchesse, doppio panno di alpaca trapuntato di taffetas cangiante.

L’accento. Oro mescolato al tweed, jacquard a squame d’oro, jersey di tulle d’oro, pizzo su pizzo d’oro. Bagliori, fremiti, riflessi per la tuta di maglia con il cappuccio; per la t-shirt in tulle gonfia, per le giacche da sera con una strana scollatura arrotondata, a metà tra la marsina e la giacca da camera cinese. Una colata d’oro fuso sul tricot laccato. Febbre dell’ oro per le giacche e le t-shirt di paillettes liquide. Spirali di cordoncino placcato d’oro per i pullover. Bijoux spessi, pesanti. Bracciali che escono come guanti dalle maniche della giacca.

Il tocco. Vertigini, ebbrezze, nuvole di ricami per la sera in nero e crema. Completi che hanno la cadenza impeccabile dello smoking, con tanto di banda laterale sul pantalone: ma da portare a pelle nuda. Montgomery di duchesse lunghi fino ai piedi. Scollature abissali sulla schiena, spalle in libertà. Tuniche fluide dai colori densi o dai magici e polverosi riflessi di metalli antichi, con cappucci, sciarpe e manicotti a delinearne i morbidi volumi.