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Collezioni —Donna / Accessori

Primavera / Estate — 2004

Cartella Stampa

Collezione Prêt-à-porter

“La semplicità è il valore più importante. L’obiettivo di una ricerca che per me significa rifiuto di ogni ovvietà, esplorazione convinta di percorsi inediti e coerenti, concessione entusiasta agli slanci, alle sperimentazioni…

Proprio per accendere di slancio la mia nuova collezione e per sottolinearne l’identità, ho scelto di percorrerla per intero con un unico elemento di decoro che rimanda all’esperienza estetica di Vittorio Zecchin, straordinario italiano che ha assorbito in forme assolutamente personali la lezione della Secessione. I suoi moduli grafico-pittorici hanno la carica attualissima della serialità, della reiterazione quasi ossessiva, accentuata da scelte cromatiche decise, travolgenti…

Ho voluto rileggere questi moduli in dimensioni e proporzioni differenti. Li ho resi con mezzi diversi per animare forme e materie, giocando tra geometrie elementari – quella del cerchio e del rettangolo in particolare – e costruzioni accurate. Realizzate in tessuti puri o con interpretazioni tecniche, assolutamente identici tra loro per nobiltà ed appeal…

Così, il medesimo “segno” accende di coloratissime stampe all over le camicie-poncho in chiffon e gli abiti senza peso di georgette sintetica. E’ intarsiato sulla pelle, regalando un’eleganza grafica al blouson piccolo e impunturato. E’ traforato a laser per rendere speciali la gonna di pelle rovesciata e quella in chintz doppiato e corposo, che si rialza sul davanti per scoprire le gambe. E’ ricamato a filo o in jais, tono su tono oppure a contrasto, per impreziosire gli abiti a rettangolo, in doppia georgette stretch o in satin, drappeggiati con totale facilità sul corpo. E’ riprodotto nelle bordure dei miniabiti asimmetrici. E’ persino virato in madreperla per decorare gli accessori…

Mi sono lasciato vincere dall’intensità del colore, soprattutto del rosso, in tutte le sue modulazioni: fiamma, ruggine, mattone, bruciato, aranciato. Ho illuminato il nero in opposizione con l’avorio. Ho dato al kaki, al blu e al bordeaux la lucentezza di un materiale splendente come il raso. Persino il grigio, quello del tailleur “educato” in georgette stretch e denim oppure in diagonale di seta cangiante, ha una luminosità perlata, aerea. Ridefinendo l’equilibrio tra maschile e femminile, anche con abbinamenti e declinazioni inedite: il pull a uomo contraddice la gonna in gazaar, la camicia in Oxford alleggerito, bianco o celeste, perde i bottoni e conserva soltanto le asole in una sorta di profilatura discreta e graziosa…

Per la sera, l’immediatezza di certe geometrie acquista un’enfasi speciale e fantastica. Rivela una festosità lieve, esuberante, vagamente messicana, caleidoscopica. Nelle gonne il cerchio si allunga a terra in accenni di strascico, accresce i volumi, crea una ricchezza ondeggiante. Nei corpetti, il cerchio invece si rovescia, si apre a ruota, a ventaglio, a corolla, svetta verso l’alto. Sulla gonna nera traforata, la blusa in organza è minuta e corta in vita, ma si frastaglia attorno alle spalle in un gioco di intagli spumeggianti che sembrano prodotti da una forbice abilissima in un’impalpabile carta velina. Dentro questi abiti il corpo prende le movenze seducenti di una nuova Dolores Del Rio, appassionata e sofisticata insieme…

Altera e gioiosa, questa donna svetta sui sandali dalla zeppa alta e massiccia, che ricordano quelli degli artigiani “zapateros” di Leon, con la mascherina frontale in cuoio lavorato e i lacci che cingono la caviglia. Neri o marroni, sempre gli stessi. Si gingilla con sportine che hanno il manico d’argento o di bambù, decorate da applicazioni di madreperla sul vitello nero. Sceglie costumi da bagno lavorati a crochet, con i fermagli laterali a placca fatti in osso, e li copre con rettangoli di stoffa ricamata che scivolano naturalmente sulle spalle. Porta gli occhiali con le lenti grandi e la montatura fasciante, che celano lo sguardo. E abbassa sulla fronte il cappello, un panama nero o rosso a tesa ampia. Perché si diverte a giocare tra mistero e ironia…”.

Gianfranco Ferré