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Collezioni —Donna / Accessori

Primavera / Estate — 1988

Cartella Stampa

Collezione Prêt-à-porter

“Mi sono preso la libertà di affrontare il vestire “classico”. Una doppia libertà: da parte di chi se ne appropria e da parte mia, che l’ho voluto rileggere cercando vivacità e snellezza nelle dimensioni e nel modo di accostare, sovrapporre, unire i singoli pezzi. C’è un senso classico perfino del colore, che non significa necessariamente blu, ma un certo modo di accostare i colori vivaci.

E un gusto classico del vestire mondano, da moderna marchesa Casati che ha scoperto il dono dell’ironia.

Ho riaffermato con decisione anche la continuità dello stile, rielaborando concetti secondo una ricerca attuale. Sottolineando quella costante di sartorialità e costruzione che determinano la qualità dell’abito. Il tutto in chiave di assoluta femminilità”.

(da una conversazione con Gianfranco Ferré del 28/09/87)

Ben vengano il rosso e il turchese, il bianco con un tocco di nero, il porcellana del cielo a Sidi Bou Said, ma sposati secondo lo spirito della vacanza: il turchese con il rosso, il turchese con il bianco e il beige, che danno un senso di respiro, di spiaggia. In tessuti opachi, lievi, croccanti come il gazaar di seta.

Ben venga il sottile brivido di simboli e allusioni marinare, ancore, conchiglie, pois e righe capresi, stelle: ingigantiti, trasformati, in bassorilievi di pizzo o usati come stampe.

Ben tornato al gusto ironico del vestire mondano, di chi ha imparato la lezione di Gastone e del gagà anni Trenta. Con spencer minuscoli sulla camicia di organza, che per rispettare la fluidità della linea ha il dorso nell’identico tessuto della giacca. Con scie intriganti di organza e georgette: sciarpe, nodi con lunghe cocche, foulard. Con le fusciacche strette più volte intorno alla vita, per un vago effetto bustier.

Ben arrivato al gioco sottile dei rimandi. La pochette di organza diventa un fazzoletto legato al collo, oppure il colletto del pullover di maglia incrociato e strettissimo. Oppure il vestito annodato a sacchetto: di gazaar leggero che sprizza rotondo come un palloncino sulla gonna diritta o sul più normale pantalone bianco.

Ben giocata, contraddizione. La gonna di coccodrillo pesopiuma si accompagna alla camicia e al trench di taffetà. La blusa di lucertola color fango ai pantaloni di marocain grigio trattato peau de pêche perchè mostri una mano vellutata. Le borse funzionali, da donna in carriera, diventano imprevedibili ed eccessive come una decorazione.

Ben accolti, gioielli inventati e improvvisati. L’oblò bordato di pelle o di metallo a vista sui caban e sui pullover di nappa double face. Le conchiglie d’oro o laccate di nero da appuntare sulla giacca. Le conchiglie ricamate in rilievo sulle camicie di georgette elasticizzata come un contemporaneo macramè. La spilla gigante di ottone per fermare maniche e scollature, o per ornare il giubbotto di pelle.

Ben visto, l’imprevisto. Il costume da bagno di taffetà o di georgette elasticizzata, con un gioco di pure trasparenze. Il pullover marinaro azzurro e blu, che sembra rigato di nero e invece è l’effetto ottico di una sciarpa di georgette che lo sostiene alle spalle.

Bella sera, la sera. Con gonne corte a calice rovesciato, di taffetà e di gazaar. Con i foulard di georgette annodati che sostituiscono la gonna e le magliette incrostate di conchiglie. Con il vestito scollatissimo di gazaar bianco e il blazer trompe-l’oeil. Con la serietà impudica di una camicetta bianca ridotta come una sciarpa, pantaloni da smoking e guanti neri. Con il corpo esibito da un gioco di trasparenze, di linea (la giacca enfatizza il segno della vita, che scivola verso l’alto). Dal gesto insistito di annodare sciarpe e fusciacche, che potrebbero improvvisamente sciogliersi…