da1987pe

Collezione Prêt-à-porter

“Sfidare con spirito nuovo … Il che significa servirsi della semplicità per farne uno strumento sottile di decoro, non aver soggezione di certe forme canoniche e rinnovarsi. Oppure trasformare in vivacità tutto ciò che per sua natura è formale, contrapponendo maliziosamente il femminile al maschile.

E’ il segreto di una collezione libera, costruita lavorando su ciò che più mi piace e che vedo come l’inizio, lo sbocco di una strada futura. Dove sempre più forte è il desiderio, tipico del prêt-à-porter, di colpire, sedurre, accattivare, ma esprimendosi con un linguaggio che in fondo non gli è tipico e che deriva dall’alta moda: l’educazione alle proporzioni.”

Gianfranco Ferré

Riflettendo in merito alla collezione. Sentirsi a proprio agio nel tailleur senza maniche, con la giacca maschile decorata a stampe vistose e grafismi evidenti, sul pantalone in fresco di lana grigia. Apprezzare il comfort di un tailleur che contraddice il formalismo di un tessuto maschile, il fresco di lana, trasformando la giacca in un doppio gilet ben sostenuto: uno di picchè bianco, l’altro di tessuto. Estenuare la giacca virile, sciolta e svasata verso il fondo, con le preziose drapperie di seta, il nero del raso e il candore del piquet. Portando la collana a chicchi giganti di legno come un uomo porta la cravatta. Perdersi in grandi abiti diritti come pullover, con lo scollo a V o a giro, segnatissimi sul dietro, abbondanti davanti per un effetto di rimborso basso che crea tasche naturali.

Discorrendo di elementi già noti del vestire. Impadronirsi del colletto di una camicia maschile, ingigantirlo e farlo diventare una blusa sbracciata. Impossessarsi di forme conosciute come il trench, ma colorarlo di rosso, su pantaloni e giacca rossi. Oppure sostituire la camicia con il gilet, corto o lungo, e precisarlo con una giacca sfuggente sul dorso, esasperata dal colletto a risvolti giganti. Addolcire il giubbotto barracuda con la popeline di seta naturale.

Riportando a uno charme diverso il lessico canonico dell’abito. Muoversi noncurante nella t-shirt a righe bianca e nera, ornata da un colletto alto e laccato. Apprezzare la scioltezza dei blazer informali come cardigan. Rilassarsi nella camicia morbida dalla matrice sorprendente: la sciarpa maschile di seta (come la maglia, sviluppata intorno alla sciarpa classica écru). Stupirsi del piccolo abito aggressivo in mohair di seta e lana, diventato un lungo cardigan (sotto, il gilet di uguale lunghezza in piquet immacolato).

Affermando che la solidità delle necessità permette anche un senso di sana allegria. Scoprire un metodo nuovo di costruire l’abito, esasperando la gonna a vita alta e unendola al reggiseno, in modo che baleni un lampo di pelle nuda. Aprire al massimo i bottoni della giacca e della gonna. Osare la giacca stampata sulla sciarpa che sostituisce la blusa. Scegliere l’ufficialità dell’abito a cardigan lungo alla caviglia, chiuso da enormi bottoni d’oro, o dei tailleur-divisa bianchi, la giacca smisuratamente lunga e i polsi d’oro. Rinunciare al colore per il nero e il bianco. Oppure volerlo con forza, ma rispettando un principio di necessità: rosso, geranio, girasole, mastice. Con un gusto “puro e duro” per il decoro trompe-l’oeil di certe culture africane, riviste con occhio europeo. Ma ricordando che, nella nostra società, sono pure le materie industriali come la gomma, utilizzata infatti per costumi da bagno e top da spiaggia.